COMMENTO –L’esame dell’andamento del contenzioso tributario relativo al primo trimestre 2025, basato sui dati contenuti nel Rapporto trimestrale sul contenzioso tributario – gennaio-marzo 2025 (n. 53, giugno 2025) redatto dalla Direzione Sistemi Informativi, Statistica, Organizzazione e Bilancio – Ufficio VII del Dipartimento della Giustizia Tributaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze e sulle relative Appendici statistiche, offre l’occasione per riflettere non soltanto in termini quantitativi, ma anche qualitativi e sistematici.
Il Rapporto costituisce una fonte istituzionale di primaria importanza, utile non solo per rappresentare la fotografia aggiornata dei flussi processuali, ma anche per cogliere eventuali trend evolutivi e misurare gli effetti delle recenti riforme sul sistema della giustizia tributaria.
L’importanza di tali dati risulta accresciuta dal fatto che il periodo considerato rappresenta il primo bilancio interamente successivo all’abrogazione dell’istituto della mediazione tributaria, disposta dal decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 220, attuativo della legge delega 9 agosto 2023, n. 111.
La mediazione tributaria, sino al 31 dicembre 2023, costituiva un passaggio obbligatorio per tutte le controversie di valore non superiore a 50.000 euro, finalizzato a deflazionare il contenzioso mediante la ricerca di un accordo preventivo tra contribuente e ufficio. La sua eliminazione ha prodotto effetti immediati sulla dinamica delle iscrizioni a ruolo, sui valori economici delle controversie introdotte e sul grado di selettività del contenzioso.
Il decreto legislativo n. 220/2023 ha inoltre inciso sul piano ordinamentale e organizzativo della giustizia tributaria, prevedendo tra l’altro l’introduzione progressiva del magistrato tributario a tempo pieno, l’ulteriore informatizzazione del processo e l’adozione di misure volte ad accrescere la specializzazione e la professionalizzazione dei giudici tributari. È evidente come tali interventi siano destinati a modificare non solo il funzionamento interno delle Corti, ma anche, indirettamente, la struttura stessa del contenzioso tributario.
Un primo dato significativo riguarda la contrazione dei cosiddetti flussi in entrata, espressione tecnica con la quale si indicano le nuove iscrizioni a ruolo, ossia i ricorsi depositati presso le Corti di giustizia tributaria nel periodo di riferimento, distinti tra primo grado e appello. Nel periodo gennaio-marzo 2025 sono stati iscritti complessivamente 57.918 nuovi ricorsi, con una diminuzione del 15,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Tuttavia, il calo non è omogeneo: in primo grado si registra una flessione del 22,3% delle nuove iscrizioni, mentre in appello si osserva, per converso, un incremento del 19,6% rispetto al primo trimestre 2024.
Tale andamento viene attribuito, nel Rapporto, principalmente alla soppressione dell’istituto della mediazione, che da un lato ha ridotto la quantità di controversie di valore più basso che giungevano in giudizio, ma dall’altro ha reso immediatamente impugnabili atti che in precedenza erano filtrati da un tentativo di composizione amministrativa. Il documento sottolinea comunque come non sia ancora possibile stabilire se tale diminuzione sia un fenomeno destinato a consolidarsi o se rappresenti soltanto un effetto transitorio legato alla fase di assestamento post-riforma.
Un indicatore di particolare interesse è rappresentato dal clearance rate, ossia il rapporto tra il numero delle controversie definite nel trimestre e il numero delle controversie sopravvenute nello stesso periodo.
Nel primo trimestre 2025, il clearance rate risulta pari a 100 in primo grado e a 110 in appello. In termini pratici, significa che le Corti di giustizia tributaria di primo grado hanno definito un numero di cause pari a quelle pervenute, mentre le Corti di appello hanno smaltito un volume superiore rispetto ai nuovi appelli iscritti. Tuttavia, il Rapporto precisa che questi valori, seppur indicativi di una buona capacità di smaltimento, devono essere letti con cautela, poiché l’elevato clearance rate potrebbe derivare principalmente dalla riduzione delle iscrizioni e non necessariamente da un incremento strutturale dell’efficienza organizzativa delle Corti.
Si tratta dunque di un dato meramente quantitativo, che da solo non consente di trarre conclusioni definitive sulla solidità operativa della giurisdizione tributaria.
Merita particolare attenzione l’analisi della distribuzione per valore economico delle controversie. Nel primo grado, il 58,9% delle cause riguarda importi inferiori a 5.000 euro, ma queste rappresentano appena lo 0,8% del valore complessivo delle controversie iscritte. All’opposto, l’1,1% delle controversie supera il milione di euro, generando il 70,8% del valore economico complessivo. Una configurazione analoga si osserva in appello, dove le controversie di valore superiore al milione di euro costituiscono solo il 2,1% del numero dei procedimenti, ma assorbono oltre il 70% del valore complessivo. Questo dato conferma la persistente tendenza del contenzioso tributario italiano a concentrarsi in poche controversie di rilevante importo economico, mentre la maggioranza delle cause ha valori molto più contenuti.
Il Rapporto registra tale fenomeno come dato strutturale, già attestato nei trimestri precedenti, senza trarre giudizi di merito, ma sottolineando l’esistenza di un contenzioso tributario caratterizzato da una composizione marcatamente duale.
Dal punto di vista territoriale, il Rapporto conferma la prevalenza del Sud Italia sia in termini di nuove iscrizioni sia di definizioni. Nel primo trimestre 2025, oltre il 60% delle iscrizioni in primo grado e circa il 59% degli appelli si concentrano nelle regioni meridionali. Tale circostanza non costituisce una novità, ma il consolidamento di una tendenza storica già rilevata nei Rapporti degli anni precedenti.
La concentrazione territoriale viene generalmente collegata a una pluralità di fattori, tra cui la maggiore litigiosità in materia di tributi locali, il tessuto socio-economico più articolato e la rilevante presenza di micro e piccole imprese. Il Rapporto sottolinea comunque come le Corti meridionali abbiano mantenuto, nel periodo in esame, performance di smaltimento in linea con i dati medi nazionali.
Per quanto riguarda gli esiti giudiziali, il Rapporto rileva che nel primo grado il 48,8% delle decisioni è stato totalmente favorevole all’Amministrazione finanziaria, mentre il 28,5% si è concluso in senso totalmente favorevole al contribuente. Le decisioni parziali o intermedie hanno rappresentato l’8,6% del totale.
In appello, la percentuale di esiti favorevoli all’Amministrazione sale al 51%, mentre le sentenze totalmente favorevoli al contribuente si attestano al 31,1%. Le decisioni intermedie costituiscono in appello l’8,2% delle definizioni.
Degno di nota è anche il dato relativo alle spese di giudizio: nel primo trimestre 2025, le spese sono state compensate nel 48% dei casi, poste a carico del contribuente nel 33% e a carico dell’Amministrazione nel 19%.
Questi numeri delineano un quadro di sostanziale equilibrio tra le parti, almeno sotto il profilo della ripartizione degli esiti, pur permanendo una significativa frequenza della compensazione delle spese, elemento strutturale che incide sulla valutazione di convenienza economica ad instaurare un contenzioso, specie per le liti di modesto valore.
Un fenomeno di rilievo, specificamente segnalato dal Rapporto, riguarda l’aumento delle controversie relative alla tassa rifiuti (Tari). Nel primo trimestre 2025, le cause aventi ad oggetto la Tari hanno fatto registrare una crescita del 19,5% in primo grado e del 19,9% in appello rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Rapporto non approfondisce nel dettaglio le cause specifiche di tale incremento, ma il dato appare coerente con la nota complessità applicativa delle normative in materia, caratterizzate da frequenti incertezze interpretative sul calcolo delle superfici imponibili, sulle esenzioni e sulle modalità di determinazione del tributo, tutte circostanze che alimentano la litigiosità nel settore.
Infine, sotto il profilo soggettivo, il contenzioso tributario continua a vedere una netta prevalenza delle persone fisiche, che rappresentano il 71,8% dei ricorsi in primo grado e il 61,4% in appello. Tuttavia, il Rapporto evidenzia che, nelle controversie di maggior valore economico, i ricorrenti risultano in misura crescente costituiti da società di capitali, circostanza che conferma la diversa capacità economica e la diversa propensione al contenzioso delle varie categorie di contribuenti.
Nel complesso, l’analisi dei dati relativi al primo trimestre 2025 consente di registrare elementi di continuità con il passato, come la storica concentrazione territoriale del contenzioso e la persistente dualità tra cause di basso valore numericamente prevalenti e poche controversie di elevatissimo importo, ma anche elementi di novità legati all’impatto della recente riforma.
La contrazione delle nuove iscrizioni in primo grado e la contestuale crescita degli appelli rappresentano dinamiche che sarà necessario continuare a monitorare nei prossimi trimestri, al fine di comprendere se le tendenze attuali preludano a una trasformazione strutturale del sistema del contenzioso tributario o se siano da ascriversi a effetti transitori legati all’adeguamento del sistema alle innovazioni normative intervenute.
Dott. Francesco Foglia
Riferimenti bibliografici
Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Giustizia Tributaria, Rapporto trimestrale sul contenzioso tributario – gennaio-marzo 2025 (n. 53, giugno 2025), e relative Appendici statistiche al Rapporto trimestrale sul contenzioso tributario – gennaio-marzo 2025, pubblicati sul sito istituzionale www.giustiziatributaria.gov.it